Scegliamo con cura il database, lo puliamo, cerchiamo di gestirlo nel modo migliore possibile e poi, inevitabilmente, dopo l’invio di una campagna di email marketing dobbiamo fare i conti con hard e soft bounced.
Esiste un modo per diminuire i bounces o dobbiamo rassegnarci?
Partiamo dal dire cosa sono i bounces e dalla differenza tra hard e soft. Sono bounces tutte le email rifiutate dal server di posta elettronica del destinatario. A seconda del tipo di errore ci possono essere hard bounces o soft bounces. Si ha un hard bounce quando alla base del rifiuto c’è un motivo permanente. Solitamente questo avviene quando l’indirizzo email (nome utente o dominio) non esiste, se è stato cancellato oppure se il server del destinatario ha bloccato i messaggi in entrata.
Quando invece il problema è temporaneo si parla di soft bounces e i motivi possono essere: la casella del destinatario è piena, il server di posta elettronica del destinatario ha dei problemi temporanei o il testo dell’email è troppo grande. Viste le differenze, non resta che capire come trattare nel migliore dei modi questi indirizzi email.
Cancellarli? Inviare comunque e sperare che non siano più segnati come bounces?
Nel caso degli hard bounces la cosa migliore è inserirli in una lista specifica e non toccarli più. Inviando comunque si rischierebbe di rovinare il nostro IP e cancellarli vorrebbe dire non poterli recuperare nel caso di un successivo controllo o se un utente chiede di poter verificare i dati raccolti nel nostro database. Inserendoli in una lista a parte si possono inoltre escludere facilmente durante la programmazione delle campagne.
Quando invece un indirizzo email è segnato come soft bounce, l’ideale è rinviare subito la campagna DEM in modo da verificare se si tratta di una “caduta” temporanea del server. Se anche questo invio ha un esito negativo, si può provare ad inviare fino ad un massimo di 5 volte per un periodo limitato nel tempo (2-3 settimane). Se il problema persiste ancora è molto probabile che l’indirizzo di posta elettronica non sia utilizzato con frequenza dall’utente o che sia un account di posta elettronica creato tempo prima e mai utilizzato.
Dopo questa ulteriore prova conviene non inviare più nessuna email a questi indirizzi e inserirli in una lista specifica, diversa però da quella degli hard bounces. In questo modo, saltuariamente, si possono inviare campagne DEM specifiche ai soft bounces per vedere se, passati alcuni mesi, siamo in grado di recuperare alcuni di questi indirizzi.
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